Lobo Prefrontale, Conscio e Subconscio

Si tratta della componente conscia della mente, che elabora consapevolmente informazioni esperienziali in quantità contenuta, e di quella inconscia, che assorbe quantità molto più rilevanti di informazioni dalla provenienza più varia: visiva, tattile, uditiva, scritta, emozionale.

Esistono alcuni elementi da tenere presenti: in ogni secondo alla nostra mente arriva un volume di informazioni molto superiore alle possibilità computazionali della parte conscia (11 milioni di bit al secondo), secondo il calcolo di Zimmermann, citato in Mlodinov). Esiste dunque una forte disparità tra le due componenti, con la seconda che assorbe comunque automaticamente il resto dei bit, i quali sfuggono alla prima, e lavora per così dire in background.

Come umani, non possiamo fare a meno di catturare le emozioni e le intuizioni in qualsiasi modo manifestate dagli altri, perché si tratta di un’abilità intrinseca al nostro cervello, data la sua evoluzione, per cui non possiamo “spegnerla” (switch off). Per rappresentare la dinamica parte conscia e inconscia ricorre alla metafora di “due sistemi ferroviari con una miriade di linee interconnesse” che si intersecano in vari punti.

Al quadro così descritto bisogna aggiungere che la componente conscia lavora soprattutto nel lobo-prefrontale, che svolge attività fondamentali di categorizzazione percettiva, cioè di sviluppo dell’abilità di elaborare gli stimoli ambientali, classificandoli come base per stabilire modalità di reazione di adattamento, perché la distinzione tra situazioni pericolose e favorevoli è stata ed è essenziale per la sopravvivenza da ogni punto di vista. In assenza del processo di categorizzazione, il puro accumulo di input percettivi sarebbe inutile o dannoso.

In assenza del processo di categorizzazione, il puro accumulo di input percettivi sarebbe inutile o dannoso.

L’esempio della mela e della palla di biliardo: la differenza tra cibo e un oggetto funzionale ad attività non alimentare è un prodotto essenziale della categorizzazione, che si basa appunto su polarizzazioni cognitive, a loro volta generate da complesse dinamiche di integrazione mediante matching tra input percettivi e rielaborazione razionali. In definitiva, il comportamento umano, per come si è evoluto, è risultato di una serie infinita di intrecci tra flussi percettivi, rielaborazione consapevole, continue interazioni tra lavoro inconscio e sistematizzazione consapevole. I processi decisionali si basano per un 5% su funzioni cognitive consapevoli e un 95% su meccanismi di attivazione non controllati, fortunatamente, perché sono stati finora fondamentali per i successi evolutivi degli esseri umani

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